The Documentary Impulse – Stuart Franklin

A volte capita di notare un libro per la sua copertina e così mi sono avvicinato al volumetto The Documentary Impulse scritto da Stuart Franklin e pubblicato da Phaidon. La copertina riproduce le linee di una famosa fotocamera 35mm e salta all’occhio agli appassionati di questo storico brand. Il marketing ha vinto!

The Documentary Impulse - Stuart Franklin Libro Cover

Per capire il libro, dobbiamo brevemente introdurre il suo autore: classe ’56, fotografo membro della famosa agenzia Magnum, dottorato universitario a 46 anni ottenuto per approfondire gli aspetti teorici con i quali si confrontò sul campo per più di un ventennio. Complimenti!

The Documentary Impulse si presenta come un libro di narrativa e fa un uso sporadico di fotografie, poste in posizioni strategiche. Io avrei scelto altri esempi di immagine forse per un attaccamento ai miei autori preferiti. Nonostante io non possegga una padronanza madrelingua di inglese, il libro scorre bene, anzi benissimo! Vi invito ad affrontare la lettura già con un livello intermedio.

Veniamo al dunque, quali temi sono affrontati? Lo scopo dell’autore è affrontare la natura documentaristica del medium fotografico in termini storici di passato, presente e sviluppi futuri. Una particolare attenzione viene data al sostenere la tesi in chiave accademica riportando chiari riferimenti ad autori ed opere (dal classico H.Cartier-Bressons a S. Salgado passando attraverso pittori noti come C. Maccari), utile a chi voglia approfondire in maniera specifica il lavoro di alcune pietre miliari della fotografia.

Voi direte, cosa c’entra questo libro con la fotografia (magari in studio) dei cibi? Non pretendo di dare delle risposte, ma stimolarvi a riflettere e porvi qualche domanda:

  • È lecito fotografare materiali non commestibili e spacciarli per cibi? O magari di includere vegetali crudi perché appariranno più turgidi, nonostante non appartengano strettamente alla ricetta?
  • Mentre scattate foto della preparazione di ricetta, qual’è il vostro limite nel posare il soggetto e creare la scena?
  • Infine, è necessario che il contenuto sia vero per essere credibile?
  • Ops, ancora una: Quanto ritocco potete accettare prima di percepire lo scatto come artefatto?

La maggior parte di noi non ha doveri etici in termini fotografici, se non quelli imposti dalle proprie esigenze artistiche o limiti decisi autonomamente e a priori.

Magari, la lettura di The Documentary Impulse non ha nulla che vedere con la fotografia dei cibi ma non potrete scoprirlo fino a quando non lo avrete letto, magari tutto d’un fiato (o quasi).

Buona lettura,

M&M

P.S. Noi abbiamo deciso di mettere nero su bianco cosa intendiamo pubblicare su GnamAm e postato il nostro manifesto.

P.P.S. Una nota di orgoglio: Se passate vicino a Loreto, nelle Marche, fermatevi ad ammirare i bozzetti del Maccari esposti in Pinacoteca. Non ve ne pentire!

Riferimenti

www.magnumphotos.com

uk.phaidon.com

museoanticotesoro.santuarioloreto.it

2018-05-27T11:17:57+01:00

Scritto da:

Eccomi qui: dal 1980 Atleta, Ingegnere, Marito, Padre, Project Manager, Fotografo, Entrepreneur, Food Blogger ...

2 Commenti

  1. Gabriella 29/05/2018 al 11:35 - Rispondi

    Le modifiche apportate al blog sono belle ed interessanti.
    La partenza espositiva del libro porta all’osservazione e all’analisi di varie forme dell’arte: fotografia, cibo e cucina, pittura,..
    elementi che portano a vedere il cibo non solo come elemento nutritivo per il corpo ma anche per la mente offrendo la possibilità di spaziare su molteplici campi

    • Marco 29/05/2018 al 19:29 - Rispondi

      Grazie Mille per il commento incoraggiante :-)

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